martedì 2 novembre 2010

Il megafono/ 3: riflessioni sul caso Ruby

di Franca Andreoni
La recente storia della ragazza marocchina, uscita dalla questure nel modo che sappiamo, mi porta a fare considerazione sono solo politiche, ma anche a considerazioni culturali ed educative.
Sopratutto per chi, come me di mestiere, fa l'insegnante e soprattutto l'insegnante in una scuola pubblica di lingua italiana per stranieri adulti.
Alla politica attiene il giudizio che Berlusconi, come Presidente del Consiglio, ha abusato del suo potere, ha dimostrato che i cittadini, soprattutto quelli stranieri sono diversi davanti alla legge, e ha raccontato una bugia riferendosi alla perentela con un capo di stato.
Alla cultura attiene il giudizio, fino ad ora sottovalutato, che ancora una volta la donna, anzi la donna giovane viene rappresentata solo in termini “esuberante” adatta a feste e festini, e che quando è investita di un compito come quella di farsi affidare una minorenne, se ne va dalla questura lasciando la suddetta minorenne nelle mani di un'altra amica. No, noi donne non ne usciamo bene da queste vicende, capisco perché poi le leggi in tema di diritti civili, soprattutto quelli che ci riguardano non sono mai nell'agenda politica, o sono utilizzate come merce di scambio al ribasso.
Alla sfera educativa attiene il giudizio negativo che comportamenti del genere inducono i giovani. E penso al compito primario della scuola di educare al rispetto delle leggi e delle regole, alla convivenza civile, ad una educazione sentimentale basata su sentimenti veri e leali. Penso alla fatica che fanno gli insegnanti per essere credibili e coerenti in quello che affermano, in un momento in cui la scuola non solo è massacrata dai tagli, ma c'è la rappresentazione non corretta di molta docenti e una messa in discussione del loro ruolo.

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