di Bruno Apolloni
Una simile domanda 50 anni fa non si sarebbe nemmeno posta. I padroni, quelli che fanno i soldi – e dove li fanno se non sulla pelle della povera gente? –sono di destra, i lavoratori quelli che si dannano per sfamare la famiglia sono di sinistra.
Oggi si sono mischiate le carte. Per cui in una deludente trasmissione di Ballarò di una settimana fa in cui ci si stracciava i capelli per le ville del premier ad Antigua – e ce n’era ben donde, ma a chi giova – il super-conduttore Floris difendeva i suoi guadagni spropositati invocando il mercato ed il parallelo con i calciatori: se io porto milioni di incassi pubblicitari alla Rai è giusto che venga pagato un sacco.
Vedete, non voglio fare un discorso bacchettone e depressogeno sulla bellezza della povertà francescana. Sono intimamente convinto che la ricerca della felicità anche in un certo agio economico sia sacrosanta. Ma quale società stiamo costruendo, o almeno avallando, dove il rapporto tra il salario un normale lavoratore e le entrate personali di uno che sa vendersi è di uno a 200 o anche di uno a 2000? Sicuramente non è la ricerca della felicità che può far difendere ad uno di sinistra questi guadagni. Anche perché è un gioco a somma zero: se prendo tanto di più è perché lo sto togliendo a tanti altri che prendono tanto di meno (gli economisti lo descrivono con la legge di Pareto).
E non mi dite che c’è un problema di cattiva distribuzione della ricchezza e basta.
Perché se c’è uno che distribuisce è perché c’è qualcun altro che richiede, … magari in nome della sua bravura a tirar calci a un pallone o a vendere chiacchiere. Ma anche se fosse il più grande inventore, il più grande benefattore della società, uno che arraffa denari, mi spiace -- ditemi pure che sono massimalista e maoista – ma non è di sinistra.
Mi piacerebbe molto sentire un commento dai nostri ragazzi sul tema. Mi piacerebbe capire se si sentono dei falliti perché non guadagnano così tanti soldi, o sperano di poterli guadagnare in futuro, e magari si attrezzano per questo allenandosi per mestieri adatti alla bisogna.
È PIU' FACILE CHE UN CAMMELLO PASSI PER LA CRUNA DI UN'AGO CHE UN RICCO ENTRI NEL REGNO DEI CIELI. Scusate, l’ho presa in prestito da un vecchio comunista che aveva la scusante di essere un sant’uomo. E ai santi ed ai buontemponi, si sa, si perdona tutto, anche certe baggianate estremiste.
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