mercoledì 17 novembre 2010

Il megafono/5 Primarie a Milano, riflessioni a margine

di Massimiliano Mainetti
Un amico ha segnalato un bell’articolo di Luigi La Spina apparso sulla Stampa (clicca qui per leggerlo). Va letto tutto, assolutamente, ma un paragrafo mi ha colpito particolarmente e lo voglio riportare:

Ecco perché non c’entra nulla il riformismo o il radicalismo, il riferimento al cattolicesimo o al tardomarxismo, il gioco delle cordate correntizie o la voglia di sconfiggere il segretario di giornata. Gli elettori delle primarie fanno vincere Renzi, Vendola, Pisapia perché sono in cerca di figure che accendano una speranza di cambiamento e che offrano un progetto di futuro che riscaldi anche il cuore. Perché, nella politica di oggi, l’emozione conta come la ragione”.

Sono convintissimo che il segreto sia riscoprire valori, contenuti, emozioni, tant’è che sono perplesso su governi tecnici incomprensibili alla gente e di ennesime assunzioni di responsabilità, visto che dai primi anni settanta c’è sempre una crisi economica che sconsigli il voto.



Ma torniamo all’articolo, che uso come spunto, quasi un pretesto, e alle primarie milanesi sulle quali hanno anche scritto amici di Cernusco nelle varie pagine di Facebook.

Mi pare incontrovertibile che il PD le primarie le abbia perse e questo fatto, con tutti i commenti che ne sono seguiti, con le dimissioni del gruppo dirigente milanese e di Filippo Penati, hanno suscitato in me una serie di interrogativi. Non tanto, o non solo, perché non è passato il messaggio che indicava La Spina , e su cui avremo tempo di riflettere, ma per una gestione della consultazione da parte nostra che ha suscitato più di una perplessità.

Premetto che ho sempre votato a Milano e che sosterrò Pisapia con la stessa passione con cui avrei sostenuto Boeri o Onida, perché lo conosco, avendo fatto la campagna elettorale del suo papà, il Giandomenico come lo chiamavano i figli, che lui, Giuliano, ha fatto una bella campagna appassionata, che è un pezzo della Milano democratica.
Detto questo sottolineo che anche gli altri candidati erano persone di valore e hanno fatto belle campagne.
Da Iscritto al PD mi sorgono, ripeto, alcune domande che non hanno la pretesa di analizzare alcunché, ne di dare indicazioni per il futuro. Liberi pensieri in libero blog.

Le primarie sono un esercizio di democrazia, una sorta di rito parareligioso, o si fanno per vincerle?

Il PD è una società di servizi, un supermercato dove si prende quello che si vuole, un programma di Funari, o un partito politico?

La gestione delle candidature Boeri e Onida è stata impeccabile da parte del gruppo dirigente oggi dimissionario o da parte di chi si è sentito libero di votare secondo coscienza e ovviamente non nel segreto dell’urna?
Quanti hanno avuto l’impressione che il PD avesse due candidati, a volte persino tre?
Vincere o non vincere le primarie per un partito non è la stessa cosa, giusto?
Mi fermo.
Immagino che mi si possa dire, magari anche un po’ seccati, che nelle primarie non c’è disciplina di partito, la logica è, “ vinca chi piglia più voti, vota chi vuoi, se no che primarie sono”?
Poi che ovunque si scriva il PD ha perso, che è distrutto, fa niente, la colpa è dei giornali che ci accerchiano, per noi ciò che conta è la partecipazione! Come per l’amato Gaber. E noi su, rimbocchiamoci le maniche, anche se a furia di farlo la camicia è diventata la “canotta” bossiana.

Mi viene un dubbio. Un dubbio da uomo di partito si intende. Non vorrei che, in caso di primarie per le politiche, in nome della ricchezza della discussione, tra qualche mese, il mio PARTITO fosse ancora li a domandarsi se è proprio vero che lo statuto impone la candidatura a premier del segretario, che far la propaganda a Vendola per un piddino è un segno di libertà (ripeto, se poi le vince vale lo stesso discorso che ho fatto per Pisapia), che Bersani è bianco e servirebbe un nero (almeno cardinale, se non Papa), che è un uomo e sarebbe meglio una donna, che più si è, più ci si diverte!

Magari invitiamo anche Fini a fare le primarie con noi, che sta facendo passi da gigante e da Fazio ha recitato meglio di Bersani. Lo ha scritto pure Aldo Grasso.
Concludo, La gente ha bisogno si di discutere, ma anche di capire, di essere orientata come si diceva una volta. I politologi e i comunicatori mi smentirebbero miseramente, ma a me chiedono spesso, il PD che dice. Che bello, mi tornano in mente quei bei partiti pensati dalla costituzione a cui guardavi come un riferimento, anche se per mille motivi non ti iscrivevi. Ma era un orgoglio anche solo votarli. Si, si forse un pò polverosi e in bianco e nero. Ma li per vincere, sempre. Oggi, boh, partecipiamo, liberamente.

Ma tra il centralismo democratico (anche il mio “veterissimo”, quello da disciplina di partito”che avrei comunque votato Boeri, che comunque voterò Bersani se sarà il candidato del PD) e l’imperante “liberi tutti” c’è una via di mezzo? Passa per Firenze per caso? Se si, la prossima volta ci vengo anche io.

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