sabato 15 ottobre 2011

Farmacie in vendita, una scelta necessaria

Patto di stabilità. Il Comune sceglie: le opere si concludono e la scuola nuova si fa per davvero.  È necessario vendere le Farmacie, le gestiranno i privati.
Come presentato e discusso nel corso del Consiglio comunale aperto, la situazione della finanza pubblica e dell’intero sistema paese è in una situazione di emergenza. Questo tra l’altro ha comportato una serie di manovre del Governo, non sempre coerenti, non sempre chiare, sempre comunque volte a limitare l’autonomia finanziaria e gestionale degli Enti Locali.

«Altro che federalismo fiscale, quelle degli ultimi anni sono state manovre centralistiche che pongono vincoli solo alla periferia del sistema pubblico», accusa Emanuele Vendramini, assessore del Partito Democratico alle Partecipate. «L’inasprimento del Patto di stabilità pone tutte le autonomie locali in condizione di impossibilità a spendere soldi che hanno (questo anche per continuare a permettere a Roma di spendere e magari aprire anche inutili sedi ministeriali nel nord Italia, infatti le pubbliche amministrazioni centrali non sono soggette al vincolo del Patto)».

Quindi anche i comuni virtuosi con liquidità in Banca d’Italia, come Cernusco, si ritrova costretto a fare entrare nuovi soldi dalle dismissioni per finire opere già iniziate, già finanziate (cioè i cui costi sono coperti da soldi che ci sono ma che sono entrati negli scorsi anni e non nell’anno in cui si pagano).

È in questo contesto di vincoli che il Partito Democratico ha sostenuto la scelta del Sindaco (clicca qui per leggere le sue parole) di rivedere il perimetro del sistema pubblico, privilegiando l’impegno per opere di grande impatto sociale senza svendere il territorio.


La scelta non è stata semplice.

In gioco c’erano molti dei valori che ci contraddistinguono nell’azione amministrativa.
1. potevamo prendere un’area e trasformarla in residenziale, per poi magari dire che “ il Comune otteneva gratis un’opera”, ma non l’abbiamo fatto, non vogliamo cedere su un punto: le opere si finanziano con l’efficienza dell’azione amministrativa non con la svendita del territorio.
2. potevamo gonfiare le previsioni di entrate future falsando i numeri, ma noi non scherziamo con i soldi pubblici
3. potevamo sforare il Patto ma ci saremmo solo messi un spilla sul petto come “disobbedienti” lasciando agli altri le sanzioni e, quindi, ancor più vincoli per il futuro della nostra città;
4. Potevamo vendere case comunali, ma noi le case le vogliamo costruire non vendere, chi ne ha bisogno esiste per davvero e, messi da parte i furbi, le case servono.
5. potevamo vendere altri beni del patrimonio comunale ( diritti reali , altri beni immobili), ma nessuna vendita di questo tipo potrà generare flussi di denaro significativi per quantità e per probabilità di incasso
6. potevamo rinunciare alle opere in corso e alla nuova scuola, ma ci crediamo per davvero. Non sono opere di immagine, non si insegue l’inutile vezzo dell’apparenza della “città modello”, c’è molta sostanza di interesse generale (case per chi ha difficoltà - vera - economica, case per anziani, centro diurno, luoghi di incontro per anziani, famiglie, mamme, giovani, centro sportivo, scuola - la Vecchia Filanda, Pietro da Cernusco, l’Ex Cariplo e cosi via…).

Non volevamo ridurre servizi alla popolazione e, quindi, ci siamo interrogati se non vi fossero dei servizi che potessero, se venduti, generare quei flussi che permettessero l’ultimazioni di opere ad alto impatto sociale, ma senza danni per il cittadino.

La scelta è, quindi, caduta sulle farmacie, poiché nel contesto attuale abbiamo ritenuto che non vi fosse la necessità di mantenere nel controllo del Comune il servizio di vendita dei farmaci, già regolato dal Servizi Sanitario Nazionale, a discapito di tutto quanto avevamo fatto per incrementare altri servizi pubblici in città (centro sociale anziani, centro diurno anziani, case in affitto sotto il livello di mercato, impianti sportivi non pericolosi, nuova scuola).

Ora siamo tutti impegnati, ciascuna forza politica, ad operare perché tale decisione sia attuata nel massimo rispetto di tutti i diritti dei lavoratori coinvolti, e perché nessuno possa affermare che la Farmacer viene venduta perché è stata mal gestita. La Farmacer è ricca di competenze e di attenzione al proprio lavoro, a tutti i livelli, e i cittadini potranno continuare a fruire di tali qualità.

«Nella difficoltà di tale decisione», spiega Paolo Della Cagnoletta, segretario del Partito Democratico di Cernusco sul Naviglio, «abbiamo investito il coraggio delle nostre idee, perché noi ci crediamo ad una funzione pubblica che non deve necessariamente gestire, alla selezione della spesa pubblica, alla sobrietà dell’azione amministrativa, perché siamo convinti che solo dalla buona amministrazione passi la possibilità di tutelare chi ha più bisogno, regolare il mercato selvaggio, costruire equità nell’accesso alle risorse, per essere protagonisti coraggiosi della propria vita invece che vittime del sistema, delle clientele, dell’inefficienza».

2 commenti:

claudio ha detto...

Finalmente la Farmacer viene venduta.
Noto con soddisfazione che l’amministrazione comunale si sia avvicinata alle mie posizioni sulle farmacie comunali.
Già nel primo vertice di maggioranza a Triuggio nel settembre 2009 fui l’unico a dire che la Farma.Cer andava ceduta , posizione ribadita più volte in consiglio e in commissione.
Ceduta perché non è compito dell’amministrazione comunale fare concorrenza in un settore dove i privati garantiscono bene il servizio.
Ceduta perché non deve essere luogo di occupazione di poltrone.
Ceduta perché unico caso nella storia delle farmacie, la nostra non portava nessun utile.
Ceduta perché dalla vendita si sarebbero ricavati parecchi milioni di euro da utilizzare in mille utili modi.
Condivido la preoccupazione affinché venga garantito il posto ai lavoratori e chiedo serietà a chi compra e capacità di mettersi in gioco ai lavoratori per questo cambio di pelle.
MI spiace che nelle motivazioni dell’amministrazione la vendita non sia vissuta come un gesto positivo ma come un atto dovuto.
Spero solo che i soldi che saranno ricavati dalla vendita non vengano sprecati.

Claudio Gargantini
Consigliere comunale indipendente

Paolo Della Cagnoletta ha detto...

caro claudio, le cose bisgona dirle tutte. Vendere la Farmacer nel 2009 voleva dire: 1 vendere debiti, poichè il lavoro di "bonifica" del passato (costi spropositati per aprire 2 "punti salute" e magazzino incerto) non era ancora completato 2 non monetizzare appieno poichè oggi il comune è l'unico azionsita della società mentre allora c'erano ancora le banche 3 manifestare sfiducia verso la capacità della Farmacer di generare extra dividendi per servizi pubblici "extra" (cioè ulteriori alla mera vendita del farmaco). Credo sia stato giusto governare la partecipazone in Farmacer senza nessuna preclusione ideologica, nemmeno quella che il Comune debba sempre e solo dismettere qualsiasi partecipazione. Il tempo ha dimostrato che Farmacer sa stare sul mercato del farmaco, grazie all'azione di un cda che a titolo praticamente gratuito (il compenso del cda di farmacer è a dir poco ridicolo,non so a quali "poltrone" ti riferisci, forse non resisti alla tentazione di fare demagogia ) e all'apporto responsabile dei dipendenti Farmacer potrà affrontare il futuro a viso aperto. Il Patto di Stabilità ha fatto il resto, e noi non siamo stati lì a farci mangiare da Tremonti. Spero anche io che i soldi della vendita non vadano sprecati e per questo abbiamo l'ambizione di continuare a governare: perchè riteniamo di essere un buon investimento per la città. Paolo Della Cagnoletta