martedì 13 maggio 2014

Le nostre dieci domande: le risposte di Patrizia Toia

Verso le Europee: il Pd di Cernusco porta in primo piano i temi dell'Europa, inviando 10 domande ai candidati della nostra circoscrizione, discutendone in piazza e in una serata di approfondimento. Perché «avvicinare l’Europa» a casa delle persone si può. Ecco le risposte di Patrizia Toia
1. Quale istituzione europea va rafforzata e quale indebolita?

Del triangolo istituzionali quello che sicuramente deve essere sempre più rafforzato è il parlamento europeo, l’ unico organo europeo eletto direttamente dai cittadini. Già con il trattato di Lisbona è stata estesa la codecisione, ovvero la potestà legislativa condivisa sullo stesso piano con il Consiglio, in diversi ambiti e su atti fondamentali come il bilancio pluriennale. , i fondi strutturali ,la  riforma  della PAC , il programma per le ricerche Horizon 20 20 etc.
Inoltre dopo Lisbona, il voto di domenica prossima avrà una fortissima valenza politica in quanto sulla base del voto espresso dai 500  milioni di cittadini europei verrà designato il futuro presidente della Commissione che avrà così un grande peso politico
 La debolezza dell’ Unione europea è legata alla resistenza dei singoli paesi di cedere parte della propria sovranità su alcune questioni alla UE Ed è proprio per questo che tra le istituzioni, secondo me, andrebbe “Indebolito” il ruolo del Consiglio europeo, cioè degli stati per passare da Europa intergovernativa a Europa comunitaria e , per me ,federale


2. Cosa può fare l'Europa per sostenere l'economia europea?

L’Europa deve mettere le basi per una politica industriale comune che punti sul rilancio del manifatturiero Abbiamo perso, dal 2009,  da tre a quattro milioni di lavora tori nell industria e la produzione  e calata  di molti punti L Europa vuole raggiungere nel 2020 il 20% d i pil dal manifatturiero ( oggi si a mo' al 15o 16%. Pe r. raggiungere questo parametro   L Europa ha messo in campo molti strumenti :dai fondi per la ricerca e l innovazione tecnologica per le PMI  al sostegno alla internazionalizzazione  alla direttiva per il ritardo dei pagamenti al varo di una politica commerciale più attenta alla nostra realtà industriale. Inoltre io penso che dobbiamo anche rafforzare l economia sociale e tutti i soggetti de l terzo settore. N on e un campo marginale ma  una parte consistente e resiliente dell economia continentale Occorre rafforzare il ruolo delle cooperative e delle imprese sociali  e dell imprenditoria civile. Parliamo di un mondo dell’economia importante e strategico che in questi anni ha dimostrato più di altri di sapere meglio resistere alla crisi puntando Questo è un tema a me molto caro e al quale credo molto. Il mio rapporto di Iniziativa sull’Economia sociale di Mercato nel 2009 ha dato il via in Europa all’istituzione di misure specifiche a sostegno del terzo settore come il fondo europeo per l’Imprenditoria Sociale istituito dalla Commissione europea. In più, dopo l’approvazione del mio rapporto sul ruolo delle cooperative nel superamento della crisi, è stato rilanciata, anche a livello europeo, la possibilità, per i lavoratori, di rilevare l’azienda in crisi trasformandola in cooperativa. Bisogna lavorare ancora molto per completare il quadro legislativo e per creare delle possibilità reali che rafforzino questo settore, così importante per l’economia e il welfare, in primis la previsione in bilancio di fondi ah hoc. La riforma del Terzo settore lanciata dal Governo Renzi e in discussione in questi giorni al Senato dimostrano come il tema sia di estrema attualità.

3. Quali politiche di immigrazione europee?
Di sicuro le istituzioni europee si sono mosse in ritardo sull'emergenza immigrazione e non sempre in modo coordinato. C’è bisogno di una vera e unica politica comune che regoli l’arrivo di grandi numeri di immigrati irregolari sulle nostre coste e stanare e punire duramente chi lucra sulla disperazione della gente,
Occore accanto alla dove rosa risposta.  alla emergenza mettere a punto misure strutturali che guardino al medio e lungo periodo. Il Mediterraneo non deve passare alla storia come il cimitero del nostro secolo, soprattutto di donne e bambini. L’obbligo di proteggere chi è perseguitato politicamente va onorato per questioni di civiltà, ma, allo stesso tempo, bisogna pensare a un sistema di immigrazione con ingressi programmati e contingentati. Per avere una politica comune europea dell'immigrazione occorre che l’Italia, attraverso il suo Ministro dell’Interno, faccia un pressione presso le Capitali europee per cercare condivisione e collaborazione, altrimenti il Consiglio sarà sordo o tiepido di fronte alle proposte che l'Italia avanzerà in materia durante il Semestre di Presidenza europeo.  M a. Anche sul sponda africana. L Europa. De ve. Trovare interlocutori , pur nella. Disgregazione istituzionale di alcuni paesi, per crea re condizioni di controllo e di s viluppo locale
 In tutto ciò bisogna distinguere i rifugiati, a venti diritto al la silo, dagli immigrati.

4. Quali proposte per Il rafforzamento politico dell'Europa?

Sono stati cinque anni molto intensi nei quali l’Europa in affanno ha tentato ma non ha trovato la strada giusta per segnare la ripresa e il rilancio dell’occupazione. Sicuramente nella prossima legislatura si dovrà porre al primo punto lo sviluppo,  la crescita economica e il lavoro sovvertendo quanto fatto in passato. La maggioranza di centrodestra che ha guidato l’Unione fino ad oggi ha perseguito una politica del rigore e dell’austerità, creando nell’opinione pubblica l’incubo del fiscal compact e del rispetto del vincolo del 3% del bilancio  finendo per fomentare populismi ed euroscettici. Dentro il quadro europeo l’Italia riveste un ruolo da protagonista e come tale può invertire la rotta e cercare di ricalibrare le politiche europee. Tanto più lo potrà fare nel prossimo semestre quando avremo l’onore e l’onere di rappresentare tutto il Consiglio europeo. Se vogliamo cambiare l’Europa non serve strillare e battere i pugni sul tavolo ma porre con autorevolezza le nostre richieste negoziando su precise questioni con il Parlamento europeo. Lo dimostra l’attuale Governo italiano con la proroga di un anno sul pareggio di bilancio per avere il tempo necessario per fare le riforme strutturali.

5. La PAC (Politica Agricola Comunitaria) assorbe circa il 40% delle risorse Europee. Come pensi debba evolvere in quantità e modello di intervento?


La politica agricola comunitaria è divenuta, da subito, per diversi motivi, uno dei pilastri importanti del processo di costruzione europea. Essa è la prima politica economica integrata e il più importante ambito di intervento nella gestione del territorio. Fino ad oggi si è lavorato per salvaguardare le colture “intensive” del mediterraneo, che tanto ci rappresentano nel mondo, garantendo il Made In, e mantenere un equilibrio con gli interessi dei paesi del Nord Europa rivolti a colture “estensive”. La parole chiave nella definizione delle strategie future devono essere sostenibilità e green economy per questo in UE parliamo di greener  Urge inoltre sempre più garantire la coerenza tra le politiche in tema di sviluppo, agricoltura e commercio in linea con quanto previsto dagli obiettivi di sviluppo del millennio.



6. I fondi strutturali e di coesione sono stati lo strumento con cui l'Europa ha cercato di equiparare la situazione economica dei diversi paesi europei (Circa 35% delle risorse). Come pensi che debbano essere utilizzati questi fondi e in che modo potrebbero beneficiare l'Italia?

Il problema vero da risolvere è l’incapacità delle istituzioni, a tutti i livelli, di mettere a frutto le ingenti risorse messe a disposizione da Bruxelles perché carenti nella fase di progettazione e poco attivi in quella ascendente di programmazione dei fondi europei. Queste devono imparare a ricoprire un ruolo più attivo in questa fase soprattutto in momento come questo in cui le risorse si fanno sempre più risicate.

I fondi europei, in particolare il Fondo Sociale Europeo, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale -che per la Lombardia ammonteranno a un miliardo e duecento mila euro circa dal 2014 in poi- permetteranno interventi per il lavoro e per la riqualificazione del capitale umano e per progetti di sviluppo territoriale nelle aree dove la crisi si è fatta sentire. La regione deve preparare un POR -Programma operativo Regionale-  per inquadrare questi programmi ed è bene che i comuni e le realtà sociali imprenditoriali collaborino a questa programmazione.

Voglio aggiungere che, contrariamente al passato, le regioni questa volta dovranno concentrare i loro progetti su poche e definite priorità (ricerca, innovazione, banda larga, efficienza energetica, difesa del territorio). I fine sottolineo che l'utilizzo di queste risorse sarà ben monitorato dall'Unione Europea. I disputati dovranno essere quantificati pena la cancellazione delle risorse.

7. Quale politica estera dovrebbe avere l'Europa?

Su questo fronte molto c’è ancora da lavorate. Con il Trattato di Lisbona si è voluto definire maggiormente il ruolo e le competenze, ma nonostante questo manca ancora una vera politica estera comunitaria. Attualmente il ministro degli esteri europeo è la vice presidente della Commissione Catherine Ashton. Ma quanti cittadini la conoscono? Certamente pochi proprio perché l Europa ha. Una politica Ester del tutto insufficie note poco unitaria e poco  incisivaL’Unione europea necessita sempre più di vero ministro degli esteri che parli con una sola voce  e rappresenti l’Europa nel mondo.  Inoltre l UE  deve s viluppa re la sua. Vocazione di potenza. Civile cioè di promotrice. Di istituzioni democratiche di Stati di diritto e di difesa de i diritti umani

8. Come allargare il concetto e la buona prassi  di Erasmus Universitario ad altre aree?
In realtà a Bruxelles si è già provveduto a creare misure volte alla crescita e allo sviluppo scientifico e tecnologico che puntino allo scambio transnazionale. Posso citare diversi esempi. Innanzitutto il programma di ricerche “Horizon 2020” che supporta, con ben 80 miliardi di euro, non solo la ricerca di base ma anche lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi per favorire la competitività delle Pmi e il loro adeguamento tecnologico. Uno strumento con il quale si è cercato di correggere una stortura del passato quando molte delle scoperte fatte in Europa venivano realizzate altrove. Poi c’è il programma Eurostars che promuove le attività transnazionali di ricerca orientate al mercato, in tutti i settori, delle Pmi e contribuisce alla realizzazione dello spazio europeo della ricerca.  Parallelamente si è deciso di puntare su specifiche professionalità attraverso una qualificata formazione tecnica e scientifica. A tal fine in Europa è nato un istituto che si chiama Istituto Europeo e Tecnologia che mette insieme innovazione, ricerca e alta formazione.tutti questi scambi e partenariati dimostrano come l es pe r ie nza. Della rete sia preziosa in ogni campo


9. Come fare innamorare gli Italiani dell'Europa?
L’Europa è la casa di 500 milioni di cittadini europeo e un’Istituzione che, pur con molte lacune ancora da sanare , ha raggiunto importantissimi risultati su sfide storiche e ideali, a partire dalla pace, ed è l’unica che può affrontare le sfide dei nostri tempi, come quelle demografiche, ambientali, culturali e sociali o anche tecnologiche. Per quanto mi riguarda sono convinta che senza Europa non c'è possibilità di far uscire il nostro Paese dalle difficoltà in cui la crisi globale scoppiata nel 2008 ci ha fatto precipitare. Per far innamorare davvero gli italiani dell’Europa bisognerebbe che i media nazionali dedicassero anche solo un decimo del tempo, che dedicano frequentemente ai retroscena politici o ai gossip romani, al lavoro svolto a Bruxelles e quanto questo indica sulla loro vita. Per apprezzare l’Europa bisogna conoscerla. Il 25 maggio i cittadini italiani sono chiamati, con il loro voto, ad esprimere una chiara indicazione sulla strada da imboccare, sia per il rafforzamento dell’unione, sia per la qualità delle politiche economiche e sociali dei prossimi cinque anni. Purtroppo in pochi lo sanno.

10.  Che giudizio dai dell'unione monetaria?

L’unione monetaria è stata una conquista per tutti, anche e soprattutto per l’Italia. Con la lira non so se saremmo stati capaci di sopravvivere alla crisi economica che ha colpito i 28 Stati europei. Il problema vero è che l’unione monetaria non è accompagnata da un’ unione politica ed è proprio questo che rende il progetto “monco”.  La creazione di una moneta unica nell'eurozona senza una sovranità politica ha lasciato ingovernato l'euro e ha esposto la comunità a forti speculazioni. Così come la creazione di un mercato unico tra economie molto diverse e “divergenti” senza una armonizzazione fiscale e di regole del lavoro ha esposto a ulteriore debolezza i Paesi dell’Unione più colpiti. La sfida futura dell’Europa sarà quella di rafforzare in modo consapevole la sovranità europea perché abbia responsabilità, forza  e strumenti per intervenire. E naturalmente di rafforzare la democrazia e la partecipazione dei cittadini.

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