lunedì 5 luglio 2010

Visti da lontano: qui Cina / 2

Simone Dossi, 27 anni, sino a febbraio consigliere comunale del Partito democratico, si è trasferito in Cina per motivi di ricerca, per il suo dottorato in Scienza politica. Da Pechino ci manda le sue riflessioni per il nostro Blog. La politica e l'Italia, viste da lontano. Ecco la seconda puntata, dedicata all'Expò
L'Expo 2015 visto da Shangai

da Pechino, Simone Dossi
Dai fatti delle ultime settimane sembra che la gestione dell'Expo di Milano 2015 così come voluta dal centrodestra (milanese, lombardo e nazionale) sia ormai giunta al capolinea. Le dimissioni di Lucio Stanca da amministratore delegato della società di gestione indicano che, a soli cinque anni dall'evento, la macchina organizzativa è in panne. Il rischio è, ancora una volta, che il nostro paese trasformi un'ottima occasione di visibilità internazionale nell'ennesimo motivo d'imbarazzo.

Questa, almeno, è la sensazione con cui si rimane all'uscita dell'Expo di Shanghai 2010, dopo aver sperimentato l'efficiente organizzazione cinese. Inserita nell'avveniristico distretto finanziario di Pudong, l'area espositiva è raggiungibile dal centro della città in pochi minuti grazie alle nuove linee della metropolitana. L'organizzazione complessiva sembra reggere bene anche a fronte del numero impressionante di visitatori. In meno di due mesi l'Expo di Shanghai ha superato i 20 milioni di visitatori, con una media quotidiana di ingressi che supera i 400 mila. Cifre strabilianti, che si riflettono del resto nelle code per l'accesso ai padiglioni: i più gettonati (Arabia Saudita, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, ma anche Francia e Italia) richiedono dalle tre alle sette ore di coda! Visitatori cinesi di ogni età, senza troppo scomporsi, tirano fuori dagli zaini le loro seggioline pieghevoli, i semi di zucca da masticare, il mazzo di carte e aspettano per ore sotto il sole cocente. Una volta entrati nel padiglione, poi, li aspetta l'ulteriore coda per il timbro sul passaporto. Quasi tutti i visitatori cinesi, infatti, acquistano una specie di passaporto dell'Expo, sul quale collezionano i timbri di tutti i padiglioni visitati. In un certo senso, l'esposizione viene vissuta come un viaggio attorno al mondo: ed effettivamente, per chi come la maggior parte dei cinesi non ha grandi opportunità di viaggiare, l'Expo rappresenta ancora oggi un momento di contatto con il mondo, come nelle intenzioni dei suoi iniziatori a metà Ottocento.

Sarà Milano 2015 in grado di reggere al confronto con Shanghai 2010? Da quanto è dato vedere sinora pare probabile una risposta negativa: un motivo di più per imprimere una svolta all'amministrazione della città di Milano, alle elezioni comunali della prossima primavera.

1 commento:

Erne ha detto...

E' quasi commovente pensare alle incredibili code cui si sobbarcano i cinesi pur di visitare l'Expo e capire qualcosa di + del resto del mondo. E' vero che ben pochi di loro possono viaggiare, come ci dice Simone.In ogni caso rifletto sulla loro capacità di gestire l'attesa con pazienza e creatività.
Curiosità e tenacia,ecco ciò che possiamo imparare dai cinesi.