martedì 13 luglio 2010

Quale politica per Milano 2011


Ecco un intervento di Roberto Cornelli, segretario metropolitano Pd Milano. Le primarie si faranno in autunno, Pisapia è un candidato di tutto rispetto  e il Pd sosterrà chi ha  le carte migliori per vincere a Milano. Già, ma cosa serve per vincere a Milano?
Serve allargare quello schieramento di centro sinistra che da quasi un ventennio non riesce a conquistare la maggioranza dei milanesi; serve dialogare non solo con i ‘luoghi’ che da sempre sono alternativi a Pdl e Lega ma anche con quei mondi che,  per caratteristiche anagrafiche (già: ci sono anche tanti giovani a Milano che sono ai margini dell’interesse politico),  per professione o perché delusi dalla politica (della Sindaco Moratti e in generale  -circa il 65% dei milanesi pensa che qui la qualità della vita sia peggiorata negli ultimi anni) pensano di dare una chance all’opposizione; serve una visione di città aperta, dinamica, innovativa e solidale che sappia convogliare le energie di tutti nel rimettere Milano al centro dell’Europa. Il Pd è un partito, vale a dire una comunità di persone che affermano  ‘a parole e nei fatti ‘ un’idea e un progetto di città.
Direzione PD: primarie dopo programma e coalizione
Il Pd milanese è impegnato da mesi nell’aprire spazi di dialogo, con i partiti e  con le persone e i gruppi che, pur interessati alla città, non fanno politica in modo strutturato. E per fare questo ha fatto una scelta coraggiosa: quella di non mettere sul piatto una propria candidatura di partito che costringesse tutti a ragionare sul ‘prendere o lasciare’, ma attendere che dal confronto e dal fermento milanese possa emergere una candidatura in grado di competere per vincere. Che poi questa candidatura  sia di partito oppure no è indifferente. L’importante è che sia civica, e cioè in grado di rappresentare un progetto di rilancio di Milano attraverso la partecipazione dei cittadini; l’importane è che nasca da un confronto sulla città e su chi possa interpretarne e farsi attore al meglio un progetto di cambiamento.
Su questo percorso il Pd è unito e la bella discussione tutta politica della Direzione della scorsa settimana lo testimonia.  Accenti e sottolineature diverse, com’è giusto che sia in un partito che rappresenta un quarto dei milanesi e che mira a rappresentarne molti altri, ma con un consenso unanime sul percorso attuato. Capisco che per alcuni sarebbe preferibile avere un Pd spaccato, debole o impacciato. Ma sono in molti (anche fuori dai ‘giri’ politici) a sapere che senza un Pd forte non c’è alcuna possibilità di vincere le prossime elezioni comunali. Un esempio?  Molti vogliono le primarie e le chiedono ,  talvolta con un tono rivendicativo incomprensibile,  all’unico soggetto in grado di indirle, organizzarle e renderle partecipate: il Pd. E noi le faremo, invitando alla partecipazione tutta la città e mettendo in primo piano il progetto per Milano. È questo il primo passo per il cambiamento: uscire dai personalismi (e dalla priorità attribuita alla scelta della persona) e riprendere a fare politica.

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