L'intesa sull' abbassamento è solo un ritorno al passato. Il rischio è che sia lavoro mascherato da formazione
di Franca Andreoni
Firmato il protocollo d'intesa tra la regione Lombardia il ministero del Lavoro, quello delle Politiche sociali dell'Istruzione e Università sull'abbassamento dell'età a 15 anni per l'apprendistato.
E' la conseguenza diretta dell'applicazione dell'articolo 48 della legge sull'occupazione e mercato del lavoro, meglio conosciuta come legge Biagi.
Cosa dice questo articolo? Possono essere assunti i giovani che abbiano compiuto i 15 anni; il contratto non può superare i tre anni ed è finalizzato al conseguimento di una qualifica professionale; la formazione può essere interna o esterna all'azienda.
Inoltre c'è da sottolienare come la nostra regione sia la prima in assoluto ad applicare quasta parte della legge Biagi.
La consigliera regionale del Partito Democratico Sara Valmaggi (clicca qui per leggere la sua posizione in merito), che si occupa di scuola, ci dice come questa intesa abbia più ombre che luci, a cominciare dal metodo, molto discutibile perché ha bypassato l'accordo tra Stato e Regioni senza focalizzare le competenze in materia di istruzione professionale e formazione. Ma anche nel merito si dice scettica, pur lodando tutto quello che che serve per valorizzare i percorsi di apprendimento che avvicinano al mondo del lavoro. Ma poi sottolinea, come in questo percorso di apprendistato, la non chiarezza sull'utilizzo delle ore, 1200 in tre anni, praticamente 400 per anno scolastico, se in capo alla formazione o all'istruzione; inoltre a parte qualche rara eccezione le scuole non avranno un ruolo attivo nell'espletamento dell'apprendistato. Il rischio vero è che all'interno del primo anno di apprendistato non ci sia nessuna formazione ma solo lavoro non risconosciuto degnamente da un punto di vista economico. E non c’è nemmeno quanto richiesto dal Pd, cioè che l'apprendistato fosse svolto dopo l'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Anche Antonio Valentino, dirigente dell'Isituto Tecnico Spinelli di Sesto è molto contrario. Per lui il punto centrale è costituito dal fatto che ragazzini di 15 anni potranno assolvere l'obbligo di istruzione non solo a scuola, ma anche nei centri artigianali. Inoltre vede una contraddizione tra l'apprendistato così ipotizzato e le finalità dell'innalzamento dell'obbligo scolastico: crescita civile dello studente, competenze chiave, cultura di base. E una contraddizione con la consuetudine di molti paesi europei: all'apprendistato si accede dopo i percorsi di istruzione e quindi ai 16 anni.
Un'altra possibile lettura di questa intesa è il parziale fallimento della scuola sia come insuccesso scolastico sia come fenomeno degli abbandoni, soprattutto nei primi anni della scuola superiore. E questo a fronte di scarsi investimenti nella riqualificazione professionale dell'assenza di politiche del personale che premino l'impegno in aree di particolare difficoltà e i risultati dell'azione didattica.
Insomma un'intesa che permette allo studente di andare a lavorare a 15 anni.
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