martedì 30 marzo 2010

Regionali, parla Martina

Voto in Lombardia, il commento di Maurizio Martina, segretario regionale del Pd

Un grande grazie, e ora al lavoro per una Lombardia diversa.
 

di Maurizio Martina, segretario PD Lombardo
La consapevolezza della durezza della battaglia che avevamo di fronte in Lombardia non ci ha impedito di fare una campagna elettorale vera, tenace, combattiva, sui temi e nel merito in tutti i territori. Per questo va innanzitutto un ringraziamento importante a tutti i circoli, a tutti gli iscritti e i sostenitori, a tutti i candidati e in modo particolare a Filippo Penati che con la sua generosità e la sua tenacia ha davvero dato forza alla nostra proposta di costruire un’alternativa Lombarda. Il percorso di fronte a noi è lungo. Il dato dell’astensionismo, i segnali di disamore per la politica, la crescita del voto alla Lega sono elementi che non possiamo sottovalutare e devono essere al centro del nostro lavoro, delle nostre analisi e del nostro progetto politico. Il nostro punto di forza è quello di un partito che tiene e guadagna un punto percentuale rispetto alle europee di un anno fa. Il nostro gruppo regionale con 22 eletti è il secondo del consiglio, è rappresentativo di tutte le province e di tutti i territori, contiene forti elementi di innovazione e rinnovamento ed è un’importante base di partenza per la costruzione concreta, quotidiana, in Consiglio, tra le persone e nei territori del nostro progetto di governo per la Lombardia. I risultati dei Comuni ci danno un segnale importante, con la storica affermazione di Virginio Brivio a Lecco, che batte il ministro Castelli, con l’ottima riconferma di Lorenzo Guerini a Lodi e con i ballottaggi di Fiorenza Brioni a Mantova e Mario Soldano a Cologno.
Di nuovo grazie e buon lavoro a tutti noi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Due donne su 21 eletti, quasi tutti appartenenti al ceto politico non fanno innovazione né rinnovamento. La dirigenza del Pd regionale ha scelto in ritardo un candidato sbagliato ed ha avallato candidature inadeguate a delineare un vero profilo di alternativa. Penati perde il 10% rispetto a Sarfatti. Onore delle armi, ma non poteva rappresentare un credibile segnale di discontinuità