Roberto Cornelli, segretario del PD Metropolitano, interviene sulla vicenda del "condono" per liste. Sabato anche a Milano una manifestazione in contemporanea a quella di Roma.
D. Sabato pomeriggio il PD era per strada a protestare contro il decreto che ha
rimesso in pista il PDL a Roma e Formigoni a Milano ma non tutti hanno
capito il peso e il senso di quanto sta accadendo, ce lo può spiegare?
Roberto Cornelli: Intanto vorrei fare un distinguo tra la situazione avvenuta in Lazio e quanto accaduto in Lombardia. Solo apparentemente si tratta dello stesso problema. Invece, in comune, c'è solo una forte leggerezza del centrodestra a gestire le situazioni importanti. Secondo noi c'è anche una deliberata incompetenza ma soprattutto un'abbondante dose di litigiosità interna. Nel Lazio la lista del PDL per le regionali era rimasta esclusa perché presentata in Tribunale fuori tempo massimo. In Lombardia circa 500 delle 3500 firme necessarie per appoggiare la lista di candidato presidente Formigoni sono risultate incomplete o irregolari. Quindi anche il candidato legato a questa lista risultava impresentabile alle elezioni. Nella circoscrizione 1 del Lazio non avremmo avuto i candidati del PDL e in Lombardia sarebbe mancato il candidato del centrodestra e le liste ad esso collegate.
Tutto regolare invece per le liste del centrosinistra?
Certo. Va ribadita una cosa molto semplice: il pdl si è trovato in questa situazione per responsabilità sua e di nessun altro, e i dirigenti di quel partito dovrebbero innazitutto spiegare ai propri elettori quanto successo. Noi non c'entriamo niente ed è un atto di arroganza politica addossare colpe ad altri al posto di chiedere scusa e di ipotizzare insieme soluzioni istituzionali. Hanno preferito fare da soli e hano creato un altro pasticcio: la soluzione per decreto è inaccettabile anche perché la legge 400 dell'88 all'articolo 15, comma 2, fa specifico divieto di usare decreti "in materia elettorale", le elezioni sono il centro nevralgico della democrazia. D'altra parte anche Maroni si era espresso negando la possiblità di un decreto. Ma lo sappiamo, la Lega cambia idea facilmente e soprattutto a Roma dice una cosa, in Lombardia il contrario.
Per noi invece la legge è uguale per tutti, gli Italiani lo sanno bene, e non può essere il governo per primo a fare eccezione. Le regole per la presentazione delle liste e per la raccolta delle firme a sostegno di una lista non sono una forma ma la sostanza stessa delle leggi elettorali. E anche la sostanza della democrazia. Non accettarle, e ancora peggio, negarne l'importanza, come ha fatto anche questa volta il governo di Berlusconi è una grave mancanza di rispetto verso i cittadini. Che cosa succede a chi paga le tasse in ritardo o partecipa a un concorso presentando una documentazione incompleta? Senza eccezioni il cittadino viene multato o escluso dal bando! Persino la semplice operazione di voto richiede un documento d'identità, allora perché la presentazione di un candidato e della sua lista non dovrebbe rispondere a delle formalità sostanziali?
Insomma, non è andata come avrebbe dovuto?
Decisamente no. Il governo ha scritto un decreto che viola il principio di uguaglianza e imparzialità. In Lazio e Lombardia si fa eccezione in nome di un supposto "principale contendente". Ma la legge non era uguale per tutti? Evidentemente qualcuno vale più di altri. Questo decreto completa il quadro di una maggioranza che procede nel cambiare a suo vantaggio il quadro legislativo: Formigoni aveva già modificato l'articolo 4 dello statuto regionale per candidarsi per la quarta volta. C'è una certa coazione a ripetere, non trova? E nonostante questi fatti, Formigoni, con un linguaggio da stadio, ha anche il coraggio di sostenere che noi avremmo cercato di espellere il PDL e la Lega dalla partita ma che la moviola ha dimostrato che il fallo era nostro. Così l'arbitro ha riammesso la squadra di Formigoni e ha dato torto a noi.
Secondo lei Formigoni pensa a Napolitano quando parla di arbitro? Il capo
dello Stato ha firmato il decreto, perché non lo criticate?
E' sbagliato tirare dentro il vortice di questi accadimenti il Presidente della Repubblica. Il potere di emettere decreti d'urgenza sta nelle mani del Governo che non doveva mettere Napolitano in una situazione difficile da gestire, soprattutto per la posizione del presidente della Repubblica. Occorre avere un atteggiamento responsabile ed evitare che tutte le istituzioni vengano trascinate in questo gioco al massacro delle regole. Occorre riaffermare la politica e attribuire la cola di quanto sta accadendo a chi, con la prepotenza e con i trucchi, continua a ritenersi aldi sopra delle regole, delle leggi e della Costituzione.
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