L'intervento del capogruppo del Partito Democratico: "Se un tempo Roma era ladrona ora con Bossi e Berlusconi siamo allo strozzinaggio. Noi non chiediamo l’impossible, chiediamo solo di poter spendere i nostri soldi, di alleggerire il patto di stabilità o di permettere delle deroghe a comuni virtuosi come il nostro".
di Raffaele Di Bello ( capogruppo PD)
Il Nostro Presidente del Consiglio ha recentemente dato dell’Italia una descrizione oscena, oltraggiosa e soprattutto falsa. L’Italia è una grande Nazione come dimostrato dal fatto che, nonostante Berlusconi, Bossi e Tremonti siano alla testa del Paese da tempo, l’Italia non è ancora affondata.
Oggi constatiamo con mano quello che il Partito Democratico ha più volte ribadito in tutte le sedi ed a tutti i livelli: le tanto sbandierate riforme del centro destra e della Lega Nord : federalismo fiscale, devoluzione o devolution, liberalizzazioni, meno tasse per tutti, meno Stato erano solo slogan elettorali. Il federalismo fiscale, doveva voler dire meno stato, meno tasse, più servizi. Non è stato nulla di tutto questo. L’unica cosa che ha prodotto è stato il Giro Ciclistico della Padania ed a leggere i giornali è stato un fiasco anche quello.
Abbiamo capito che quando il Governo parlava di attenzione ai territori, alle comunità locali non intendeva certo mettere al centro i bisogni e le esigenze delle comunità ma guardava con attenzione, appunto, ai loro soldi, ai soldi dei Comuni.
I Comuni sono tra gli Enti più virtuosi della Nazione a differenza dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio che, tral’altro, ogni volta che è presieduta da Berlusconi vede aumentare le proprie spese in maniera esponenziale.
Il Governo invece che tagliare drasticamente lo spreco dei ministeri, della presidenza del consiglio e di tutta quella serie di enti piccoli se non piccolissimi, cosiddetti inutili, il cui unico scopo è piazzare boiardi, clienti e trombati nei CDA, continua ad accanirsi sui Comuni.
Pertanto, anche nella Pubblica Amministrazione vale quello che di solito si dice per i singoli cittadini: a pagare sono sempre i soliti.
Quindi, i Comuni che, secondo le parole del ministro del federalismo Umberto Bossi avrebbero potuto trattenere nelle loro casse buona parte dei soldi pagati in tasse dai propri concittadini per poter migliorare i servizi, si ritrovano a dover dare sempre più soldi allo Stato tagliando per di più servizi essenziali.
Se un tempo Roma era ladrona ora con Bossi e Berlusconi siamo allo strozzinaggio.
La crisi mondiale è diventato il paravento dietro il quale questo governo nasconde i propri fallimenti. Crisi che è bene ricordare per Berlusconi non esisteva ma era frutto dell’immaginazione di una sinistra disfattista e di un’ opposizione anti italiana. Berlusconi Bossi e Tremonti continuano a fare manovre economiche, vertici di maggioranza, incontri con i propri stati maggiori, il cui risultato è solo confusione, tasse e tagli.
Ogni manovra che fanno cambiano al ribasso i parametri del patto di stabilità degli enti locali, togliendo ai Comuni non solo la possibilità di effettuare quegli interventi e quelle opere già stabilite e già finanziate ma costringendoli anche ad effettuare numerosi tagli in settori anche socialmente molto sensibili.
Pertanto noi risparmiamo e loro spendono.
Non è così che si combatte la crisi, ma anzi la si accentua.
Infatti, sono state proprio le imprese edili, attraverso le loro associazioni di categoria, a lanciare l’allarme. Molte aziende sono fallite o meglio sono state portate al fallimento dalla non politica economica di questo governo. Impedendo ai Comuni di pagare i lavori appaltati si sono ritrovati a non poter pagare i fornitori ed i dipendenti e quindi a chiudere. La chiusura di un’ azienda non comporta solo più disoccupati, meno ricchezza prodotta ma anche meno competitività. Ogni azienda possiede una serie di conoscenze ed esperienze, un know how che la rende competitiva ed unica sul mercato. Abbiamo, così, perso conoscenze e maestranze che difficilmente troveranno altra collocazione nel nostro paese in un settore sempre più in crisi. Sono centinaia le aziende che lavorano con il pubblico che hanno dichiarato fallimento in questi tre anni.
Questo Consiglio Comunale aperto, che l’Anci ha voluto fortemente, colgo l’occasione per ringraziare il Presidente Perego e l’amministrazione per avervi aderito, è parte di una lotta per la sopravvivenza dei comuni che il Partito Democratico anche a Cernusco intende continuare.
Mai come oggi, infatti, l’autonomia e la funzione dei Comuni sono a rischio ed i sindaci potrebbero non essere più in grado di fornire ai propri concittadini persino i servizi essenziali. I cittadini vedrebbero cosi peggiorare la loro qualità di vita. Aumenterebbe la disparità sociale dando vita a lotte sociali i cui embrioni già oggi sono visibili.
Il Governo non solo continua ad ignorare la voce dei comuni ma cerca con mezzi discutibili di metterla a tacere. La Lega Nord ha proibito ai suoi sindaci di prendere parte alla giornata di protesta di oggi. Bossi ha detto ai suoi sindaci di scegliere tra il partito e la la gente. Confido che i sindaci leghisti scelgano la gente.
Il comune è l’istituzione più vicina alla gente ed un suo fallimento significherebbe il fallimento dello Stato.
Noi non chiediamo l’impossible, chiediamo solo di poter spendere i nostri soldi, di alleggerire il patto di stabilità o di permettere delle deroghe a comuni virtuosi come il nostro.
I Comuni quali enti locali sono riconosciuti e tutelati dalla Costituzione. Basterebbe ricordare questo ad un governo responsabile ma sappiamo purtroppo fin troppo bene qual è l’opinione di Bossi e Berlusconi sulla costituzione, ma per noi è il fondamento della nostra democrazia e libertà.
In conclusione, Presidente, Le rinnovo il ringraziamento per aver convocato questo Consiglio Comunale ed aver aderito all’iniziativa dell’ANCI e posso comprendere la decisione dell’opposizione. Infatti, questa manovra che non ha trovato nè padri nè madri a livello nazionale non può certo trovarne a livello locale.
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