sabato 1 febbraio 2014

Comincini: 5 Stelle, il movimento che vuole che tutto rimanga fermo

di Eugenio Comincini,
sindaco di Cernusco sul Naviglio, membro della direzione nazionale del Partito Democratico


I fatti avvenuti alla Camera dei Deputati  mercoledì 29 gennaio, con il voto sul decreto IMU-Bankitalia, hanno dell’incredibile: il blocco dei lavori, le accuse pesanti e l’arrembaggio alla Presidenza della Camera sono scelte e gesti gravi. Ma credo che, paradossalmente, siano comunque utili per contribuire a fare chiarezza sulle reali volontà delle forze politiche e sugli obiettivi che si prefiggono.
Il grandissimo consenso ottenuto dal Movimento 5 Stelle nelle elezioni politiche del 2013 ha trovato in parte il suo fondamento nell’incapacità delle forze politiche di prendere decisioni e di “purificarsi” da una condotta (almeno in parte) anche eticamente discutibile e condannabile.

Lo scenario politico italiano nell’ultimo anno è però profondamente cambiato: in particolare è e sta cambiando il Partito Democratico. La vittoria di Matteo Renzi alla guida della segreteria nazionale sta dando un impulso completamente nuovo non solo al partito, ma a tutta la politica italiana.

Di questioni politiche dirimenti e importanti finalmente non solo se ne parla ma si decide.

Agli occhi di molti italiani non sembra vero che finalmente si giunga a chiudere questioni aperte da tempo.

Si è cominciato con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.

Si sta proseguendo con legge elettorale, riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione.

Certamente a molti italiani interessa maggiormente che vengano prese urgenti ed utili decisioni sulle questioni scottanti riguardanti il lavoro e lo sviluppo del Paese; anche su tali temi si sta operando, ma tutto è concatenato e anche le scelte di questi giorni sono necessarie premesse perché la Politica possa finalmente tornare protagonista nelle decisioni – come le compete e come i cittadini si aspettano – e non morire per autolesionismo.

Tutto ciò evidentemente spaventa un movimento politico nato “contro”: se la situazione che ne ha prodotto la genesi si rimpicciolisce e poi magari sparisce, con essa scompare anche la ragione d’esistere del movimento politico stesso…

Le violenze verbali e fisiche a cui la TV ci ha fatto assistere, le incredibili accuse mosse ieri al Capo dello Stato, l’atteggiamento di completa chiusura sulla discussione relativa alla legge elettorale, la pervicace indisponibilità a qualsiasi dialogo politico degno di questo nome, il continuo voler fare terra bruciata e innalzare il livello dello scontro (anziché procedere ad una reale e concreto confronto, dove la mediazione è imperativo categorico) mettono in luce un atteggiamento preoccupante e un’incapacità sconcertante di portare a frutti positivi l’azione politica.

Appare evidente come i parlamentari del Movimento 5 Stelle non sappiano operare nelle istituzioni, con le regole date: non si spiega diversamente la vergognosa e violenta azione che si è tenuta l’altro ieri alla Camera a seguito della decisione della Presidente di utilizzare la “tagliola”, dato che uno dei capisaldi della democrazia è avere regole che impediscano la cosiddetta “dittatura delle minoranze”; non accettare queste ovvietà, che sono alla base del sistema che loro pretenderebbero di difendere, apre interrogativi inquietanti sui reali loro obiettivi. Bisognerebbe ricordare ai pentastellati la famosa frase di Churchill: “La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”… Ma Churchill conosceva bene le regole e i contrappesi della democrazia…

Le parole dette sul decreto Imu-Bankitalia, in particolare sulla novità normative riguardanti la Banca centrale, mettono in luce o l’incapacità di capire cosa c’è scritto nei testi legislativi proposti o la furbizia di voler fare demagogia piegando la verità ai propri fini: sostenere che si è fatto un regalo alle banche ai danni dei cittadini, che si è privatizzata la Banca d’Italia e soprattutto che si sono sottratte alla disponibilità dello stato le riserve auree di Bankitalia sono balle politiche colossali (qui 
uno sbugiardamento chiarificatore, ma in rete se ne trovano altri a frotte).


Le pesanti critiche mosse all’Italicum che ora inizia il suo iter parlamentare hanno visto come contromossa l’elaborazione centellinata di una proposta di legge elettorale frutto di reiterati sondaggi web ai quali partecipa un numero limitato di adepti; se questa era l’arma vincente che Grillo aveva in mente di sfoderare, forse non ci crede neppure lui… Diversamente non si comprende come abbia potuto coprire mediaticamente questa scelta con quella di proporre la messa in stato d’accusa al Capo dello Stato (annunciata a più riprese e mai depositata, se non ieri). A leggere quanto c’è scritto nei capi d’accusa,  anche lo studente universitario che prepara l’esame di diritto costituzionale si mette serenamente a ridere… Ma evidentemente era giunto il momento di lanciare la “notizia bomba” che coprisse altre ed ormai evidenti mancanze.

È evidente che comincia ad emergere chi fra i nuovi protagonisti della politica italiana vuole davvero cambiare e chi, al di là delle parole, interessa (per diverse ragioni) che tutto resti come prima.

Nella politica italiana c’è chi davvero sta creando utile movimento. Insopportabile chi pretende che il Paese resti fermo!

3 commenti:

Unknown ha detto...

Comencini, fai anche un bell'articolo sulla costituzionalità renziana dell'Italicum. Spiegaci perchè la commissione ha ampliamente dibattuto per 14 secondi la costtuzionalità.
Luciano Giordano

r.spada ha detto...

Ottima la sua analisi.però su Bankitalia.i grillini non hanno tutti i torti. Dragoni.nella trasmissione di Santoro ha spiegato molto bene cosa succede con la rivalutazione. Bisognava non mescolare.nel decreto le mele con le pere.

FabioB ha detto...

Credo che continuare a trattare i grillini come brutti, sporchi e cattivi sia una delle ragioni del loro successo. Il fenomeno grillino è prima di tutto antropologico, aggravato da alcune tipicità italiane. Perciò cercare di arginarne il comportamento con motivazioni che sono quanto meno discutibili, mi sembra del tutto inadeguato. Ad esempio, non è vero che il finanziamento pubblico dei partiti è stato tolto. mi risulta che il 2 per mille ha solo messo nelle mani dei cittadini la scelta, ma i soldi vengono dal gettito IRPEF. Ugualmente, il cofinanziamento e le detrazioni fiscali per le donazioni vengono dai soldi di tutti, non da Marte. Perchè non dire le cose come stanno? in una democrazia matura è giusto che una parte del finanziamento di chi si occupa della cosa pubblica venga dallo stato, semmai sarebbe il caso di regolare per legge il funzionamento dei partiti, in modo che chi usufruisce di fondi pubblici non solo relazioni come li spende (cosa prevista nelle legge già in vigore), ma dia conto soprattutto del suo comportamento e di come la democrazia venga interpretata al proprio interno. Ma forse questo metterebbe in difficoltà troppa gente ...