mercoledì 23 marzo 2011

Com'era rock l'Italia del Risorgimento

Ieri sera il Consiglio comunale ha commemorato in maniera solenne i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli da parte della Banda cittadina, il Presidente del Consiglio comunale ha tenuto il discorso ufficiale al quale sono seguiti gli interventi di tutti i gruppi consiliari.
Ecco l'intervento di Raffaele Di Bello, capogruppo in consiglio del Partito Democratico:


“L’Italia del Risorgimento era decisamente Rock” (Adriano Celentano).


Gli storici ci hanno tramandato i fatti, le date, gli eventi, i protagonisti ma non la passione che animava quelle persone e che stava dietro a quei fatti, a quelle date, a quegli eventi. Per ascoltare il rock di cui era invasa l’Italia in quegli anni bisogna andare direttamente alla fonte: da quegli uomini e donne che l’Italia l’hanno fatta. Bisogna ascoltare le loro parole, parole che sono arrivate sino a noi incise su lettere, diari, memorie, verbali di polizia giudiziaria. Quelle parole sono lo spartito su cui sono scritte le note del Risorgimento.

Leggendo quelle pagine si viene così a sapere che quelle persone che per anni la retorica patria ci ha presentato come “Padri della Patria” erano giovani se non giovanissimi. Era questa la loro vera forza. Il risorgimento, come la Rivoluzione Francese, è stato opera dei giovani e che a loro si deve se l’Italia, dopo secoli di servitù, di speranze inutili e di disillusioni, ha cominciato a non aver paura della libertà. E’ solo nei giovani che possono convivere coraggio, follia, sogni e speranza per un domani migliore in maniera così forte da spingerli in strada, male armati per sfidare i più forti e organizzati eserciti d’Europa.


Le parole che ci hanno lasciato sono piene di amore per la libertà e di passione civile che non possono lasciare indifferente nessuno che decida di dedicarsi alla cosa pubblica, soprattutto se giovane. Spesso a quelle parole hanno dato seguito con la vita.

I giovani sono da sempre la vera ricchezza di ogni nazione. I giovani sono il futuro e hanno sempre lo sguardo sul domani. Così nell’ottocento i giovani italiani hanno deciso che non volevano più vivere in quattro, cinque italie succubi di potenze straniere, ma volevano Una sola Italia forte e libera. Così nel Novecento hanno deciso che non volevano vivere sotto una dittatura crudele e fanatica, ed hanno preso la strada delle montagne e della clandestinità, dando vita ad un’altra grande pagina della storia nazionale: la Resistenza.

Oggi sono i giovani arabi e nord africani a scendere in piazza per la libertà. Sono giovani laureati ed aperti al mondo che chiedono una vita migliore rispetto a quella dei loro padri e sanno che la otterrano solo con la libertà. Non si può, soprattutto in occasione come questa, non guardare con simpatia a quei ragazzi e a quelle ragazze che hanno riempito le piazze delle loro città e sfidato le dittature. A loro va tutto il mio augurio perché il loro sogno di libertà si realizzi.

L’Italia, invece, si sta dimenticando dei suoi giovani. Sta disperdendo questa sua ricchezza. In tempi di crisi come quello che stiamo vivendo è su di loro che bisogna puntare. Invece si continua a promulgare leggi punitive per le nuove generazioni, penso agli ostacoli all’acceso alle libere professioni, alle leggi sul lavoro che hanno creato solo precariato, alla mancanza di una vera politica per la maternità che aiuti le giovani lavoratrici ad avere figli. Tutto questo ha portato i giovani ad emigrare. Non si tratta solo della cosiddetta fuga dei cervelli, ma se ne vanno anche artigiani, maestranze, lavoratori specializzati. L’Italia perde competitività perché perde giovani. Ai giovani del Risorgimento sono stati dedicati corsi, piazze, vie come via Fratelli Bandiera, Via Pisacane, Via Mameli, a molti giovani d’oggi non rimane che via Dall’Italia. E’ormai da tutti riconosciuto che la classe dirigente di questo nostro paese sia ormai fiacca, priva di grandi visione se non in molti casi corrotta.

Queste celebrazioni per i 150 anni, che il Presidente Giorgio Napoletano ha voluto e sostenuto con forza, a cui va la nostra riconoscenza e gratitudine, devono essere un’occasione per riflettere su di noi partendo dalla nostra storia. Il risorgimento fu la nascita dell’Italia moderna e fu opera di giovani uomini e donne. Se vogliamo che l’Italia risorga nuovamente e possa affrontare le sfide del futuro è sui giovani che bisogna puntare.

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