lunedì 10 novembre 2014

Il megafono: sicurezza, quei rischi nascosti nelle slot machine

L'aumento delle macchine per il gioco d'azzardo in bar e altri esercizi, oltre a conseguenze per i singoli cittadini, porta conseguenze anche sul piano della sicurezza generale della città, come dimostrano recenti episodi di cronaca.

di Elena De Riva 


Quando ero bambina andavo con le miei amiche al bar per giocare a biliardino, al biliardo o a carte. In quei bar ho passato ore divertenti in compagnia di molti amici e ancora oggi ne serbo bellissimi ricordi.
Qualche giorno fa sono entrata in un bar e la mia attenzione è stata catturata da 4 signori che erano seduti in fondo al locale davanti ad alcune macchinette. Non parlavano, non si guardavano, avevano lo sguardo fisso sul monitor e, inermi, continuavano ad inserire monetine all’interno delle macchine, nella speranza, immagino, di vincere prima o poi qualcosa. Non riuscivo a smettere di guardarli, mentre assaporavo il mio caffè d’orzo, tra l’altro non dei migliori.

Qualcuno mi deve aver notato perché – avvicinandosi - mi ha iniziato a spiegare che quelle persone erano lì da ore, e lo facevano tutti i giorni. Sto parlando delle slot machine, quelle bellissime macchinette dai colori scintillanti e dai suoni accattivanti, che attraggono molte persone indipendentemente dal sesso, dall’età o dal ceto sociale, nella speranza di vincere un ammontare significativo di soldi per poter finalmente cambiare vita, o comprarsi la casa dei propri sogni, oppure semplicemente guadagnare qualche piccolo spicciolo da spendere nella giornata.



Sto parlando di quelle bellissime macchinette che dal 2003, anno in cui è stato liberalizzato il settore del gioco e sono state legalizzate le slot machine, hanno iniziato ad apparire come funghi in molti bar, tabaccherie, centri commerciali o sale gioco specializzate. Trasformando quei luoghi nati per socializzare in posti in cui si alimenta invece un profondo e crescente disagio sociale. Chi tra gli esercenti decide di posizionare all’interno del proprio negozio una o più slot machine, lo fa attratto da facili guadagni. Non pensa o forse non vuole soffermarsi sulle conseguenze che questa sua decisione può determinare.

Il Ministero della Sanità stima che una percentuale compresa tra lo 0.5% e l’1% dell’intera popolazione abbia già sviluppato forme di gioco patologico. In una città come Cernusco, con 30.000 abitanti, significa che potremmo ipotizzare un numero compreso tra 150 e 300 persone con caratteristiche da “giocatore patologico”. Anche senza volerci soffermare sulle conseguenze di carattere sociale che una scelta di questo tipo comporta su alcune persone magari più deboli, l’imprenditore che decide di aumentare il proprio fatturato installando una o più slot machine all’interno del proprio negozio sottovaluta però altri rischi che si troverà a correre.

Le slot machine modificano la microeconomia degli esercizi commerciali che le ospitano, aumentandone il rischio, e modificano inoltre il territorio circostante. Con il passare del tempo, la clientela peggiora e gli esercizi commerciali entrano nel mirino della criminalità, sempre in cerca di facili rapine, meglio se dal bottino sicuro. Gli esercizi commerciali con al proprio interno una o più slot machine si trovano infatti inconsapevolmente ad avere in casa una quantità di denaro anche maggiore rispetto a quella presente regolarmente all’interno di una filiale di banca medio piccola. A differenza delle banche, però, sono sprovvisti di un analogo sistema di vigilanza. A Cernusco, stando ai dati pubblici e scaricabili da Internet (ma non verificati sul territorio), sono presenti 36 esercizi commerciali con regolare licenza di gioco: 1 agenzie scommesse 27 Bar o esercizi assimilabili 4 esercizi dedicati esclusivamente al gioco (VLT/SLOT) 3 rivendite tabacchi e/o ricevitorie lotto,  1 sala bingo (chiusa qualche mese fa). E stando ad un articolo apparso recentemente sulla Gazzetta della Martesana, i criminali nella nostra città hanno già fatto visita ad almeno uno di questi esercenti, portando via la magica “macchinetta produci-soldi”.

Siamo sicuri che ne valga la pena?

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